L’albero non si oppone al vento: lo asseconda. I giganti verdi che popolano la terra da milioni di anni, si sono abituati alle forti tempeste e si sono evoluti in modo da resistere anche alle avversità climatiche più estreme. Nelle foreste, gli alberi si aiutano a vicenda per ammortizzare i colpi del vento. Sulle coste al contrario, assumono forme e strutture specifiche che gli consentono di non spezzarsi.
Effetto vela
Non è il cosiddetto “effetto vela” il modello migliore che può spiegare la reazione dell’albero all’azione di forti venti. Tutta l’architettura dell’albero concorre alla riduzione della forza del vento. Certamente il paragone tra la chioma e una vela è estremamente pratico, soprattutto parlando in termini numerici.
Vela e chioma però assolvono compiti diversi. Al primo alito di vento le foglie degli alberi si dispongono parallelamente alla sua direzione, e la nostra vela, che per mare è fatta per catturare e trattenere il vento, diventa subito un drappo tutto bucato.
Se il vento rinforza, la resistenza delle foglie trascina il ramo in un dolce piegamento, sempre atto ad assecondare il vento, non a resistergli. Con l’aumentare del vento, la tecnica si fa più complessa. Flessioni e torsioni dei rami dissipano la spinta del vento. Le forze residue vengono scaricate sulle branche principali, sollecitate a loro volta a compiere movimenti che assecondino le spinte del vento. Continua così fino al fusto, che a sua volta si flette, disperdendo energie e dando un ulteriore contributo alla riduzione delle dimensioni della vela.
Quello che resta della spinta del vento passa dal fusto fino alla zona radicale, dove si gioca l’ultima partita tra il vento e l’albero.
L’albero non si oppone al vento: lo asseconda.
Quando il vento si infrange in una vela, questa oppone resistenza e trasferisce la forza prodotta lungo “l’albero” fino al veliero; Quando il vento cerca di catturare un albero, si scontra con un individuo sfuggevole, flessibile, dalla forma imprevedibile e sempre mutevole.
Una potatura mal eseguita, come abbiamo già visto, può alleggerire momentaneamente l’albero, aumentandone nel breve periodo la sicurezza, ma nel contempo lo irrigidisce e lo rende più fragile, più soggetto alle oscillazioni del vento.
Spesso o quasi sempre ci dimentichiamo che l’albero è nato con il vento. Il vento ne ha trasportato il seme. E’ cresciuto con il vento, ogni giorno e ogni notte, per decide di anni, a volte anche centinaia. La sua natura gli impone di dispiegare la chioma alla luce del sole, fonte della sua vita, incontrando e scontrandosi con il padrone indiscusso del regno del vuoto: il vento, a cui anche gli alberi si inchinano.
Ed è quando usciamo di casa e ci accorgiamo veramente del nostro albero, di quanto sia cresciuto e lo vediamo alto e pericoloso, che ci viene l’idea di abbassarlo, ridurlo. E’ lì che dobbiamo anche capire che i peggiori disastri a danno degli alberi non è il vento a compierli.
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