L’INCREDIBILE VIAGGIO DELLE PIANTE
di Stefano Mancuso
“Siamo convinti che le piante non siano in grado di percepire l’ambiente che le circonda mentre la realtà è che al contrario, sono più sensibili degli animali. Siamo sicuri che si tratti di un mondo silenzioso, privo della capacità di comunicare e, invece, le piante sono grandi comunicatrici. Siamo certi che non intrattengano nessun tipo di relazione sociale e, viceversa, sono organismi prettamente sociali. Siamo, soprattutto, certissimi che la piante siano immobili. Su questo siamo irremovibili. Le piante non si muovono, dopotutto basta guardarle. La differenza fra gli organismi animali […] e i vegetali non sta proprio in questo?”
Nel libro che vi proponiamo questo mese, Mancuso racconta, in maniera gradevole e semplice, storie di piante e di come esse siano riuscite a viaggiare nello spazio, diffondendosi in luoghi e tempi lontanissimi, dopo che i loro semi sono stati fatti germogliare a secoli di distanza.
Come si spostano le piante?
Da sempre le piante, usano ogni espediente per diffondere i propri semi. Possono affidarsi all’uomo, oppure al vento. E così la geografia della loro diffusione riproduce le arterie principali della circolazione stradale.
Ci sono piante che utilizzano come “trasporto” gli animali. Sono di solito le piante che hanno un frutto che la pianta usa per convincere l’animale a diffondere il suo seme. E se l’animale si estingue, anche la pianta rischia di estinguersi.
E allora Mancuso ci racconta del cocco, di quando August Engelhardt fondò una setta, inventò un culto di adoratori del sole in Papua Nuova Ghinea, che si nutrivano soltanto di noci di cocco. O del Senecio squalidus, che dalla Sicilia ha colonizzato la Gran Bretagna, e il Pennisetum setaceum che invece la Sicilia l’ha conquistata partendo dall’Abissinia.
Passando per il Tambalocoque nelle isole Mauritius, che ha subito un contraccolpo quando il dodo si è estinto per colpa dell’uomo. Stessa sorte è quasi toccata all’avocado, il cui seme gigantesco era adatto all’alimentazione di una serie di animali di grandi dimensioni (mastodonti) che vivevano in America e che poi hanno smesso di esistere.
Oppure, la parte più bella, nell’isola di Surtsey, nata il 14 novembre 1963 da un’eruzione vulcanica vicino all’Islanda, le piante arrivarono subito, la primavera successiva. I vettori furono i più disparati, il vento, l’acqua, gli uccelli, e addirittura le uova di pesce.
Le piante viaggiano, sono tra le specie migratorie più attive!
Moltissime delle piante che oggi riteniamo parte della nostra flora nativa non lo sono affatto, essendo originarie di aree spesso molto lontane.
Fateci sapere cosa ne pensate!